La vaccinazione contro il COVID-19 non peggiora l’impairment cognitivo nei pazienti affetti da HIV

Uno studio recente condotto da esperti della Johns Hopkins University School of Medicine ha scoperto che i pazienti affetti da HIV potrebbero avere una funzione cognitiva peggiorata durante i primi quattro mesi dopo essere stati infettati da SARS-CoV-2. Tuttavia, lo studio suggerisce che queste differenze nella funzione cognitiva siano probabilmente attribuibili all’HIV piuttosto che al COVID-19. Lo studio ha coinvolto principalmente pazienti vaccinati, e ha anche rivelato che la velocità di elaborazione potrebbe essere compromessa nei pazienti vaccinati senza HIV nei mesi successivi al COVID-19.

Sia il lungo periodo di COVID-19 che l’HIV sono associati a disfunzioni neurocognitive, con sintomi come confusione mentale, problemi di memoria e difficoltà di concentrazione frequentemente segnalati dopo il COVID-19 nella popolazione generale. L’HIV, d’altra parte, è noto per influire sulla funzione cerebrale, causando problemi di memoria, decision-making, attenzione e concentrazione. Tuttavia, non è ancora chiaro se le persone con e senza HIV abbiano sintomi o esiti neurocognitivi diversi dopo il COVID-19.

Il nuovo studio ha coinvolto 294 adulti che vivono nei 48 stati inferiori degli Stati Uniti, iscritti alla Foundation for AIDS Research-Johns Hopkins University COVID Recovery Study. I ricercatori hanno esplorato se i pazienti affetti da HIV fossero più inclini a sperimentare sintomi neurocognitivi post-COVID-19, come suggerito da uno studio precedente. I ricercatori hanno anche indagato se ci fossero differenze nella funzione cognitiva tra coloro con e senza HIV che ritenevano di non essere mai stati infettati da COVID-19.

Poiché il Disturbo Neurocognitivo Associato all’HIV (HAND) colpisce fino al 50% delle persone affette da HIV, i ricercatori hanno contemporaneamente valutato anche questa popolazione per determinare se le differenze nella funzione cognitiva misurate attraverso i test neurologici fossero associate all’HIV o al COVID-19.

Risultati trovati

I risultati hanno indicato che i sopravvissuti al COVID-19 con HIV hanno ottenuto punteggi più bassi nella cognizione cristallizzata, nella memoria verbale e nella fluidità rispetto a coloro senza HIV, un mese dopo il COVID-19, dopo l’aggiustamento per età, sesso, istruzione e indice di massa corporea. Il test di cognizione cristallizzata è stato anche aggiustato per la vaccinazione COVID-19, mentre i test di fluidità verbale sono stati ulteriormente aggiustati per razza, reddito e uso di droghe ricreative. Le differenze nella memoria verbale e nella fluidità verbale rimasero per quattro mesi dopo il COVID-19. Tuttavia, non sono state trovate differenze significative negli esami cognitivi tra individui HIV-positivi con e senza COVID-19, rispettivamente, un mese dopo l’infezione o l’iscrizione. Pertanto, l’HIV è stato indicato come la ragione delle differenze cognitive, piuttosto che il COVID-19.

La nostra ricerca suggerisce per la prima volta che le differenze post-COVID nella cognizione tra le persone che vivono con HIV e senza HIV sono probabilmente più dovute all’HIV che al COVID-19. I cambiamenti cognitivi che abbiamo osservato attribuibili al COVID-19 sono stati riscontrati nei nostri partecipanti HIV-negativi. La velocità di elaborazione è diminuita a 1 e 4 mesi dopo il COVID in persone senza HIV.

Alisha Dziarski, MD, Scuola di Medicina John Hopkins, Baltimore, USA.

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